Gatti neri, numeri maledetti, luoghi da evitare… Tutti, anche i più scettici, hanno le loro superstizioni e fobie. E gli scrittori non sono da meno. Anzi, molti autori tra i più celebrati sono stati un vero concentrato di paure e manie.
In vista di Halloween, passiamo in rassegna le peggiori paure e superstizioni di alcuni Grandi della letteratura.
⚫ Jack Kerouac, l’autore di Sulla Strada, scriveva di notte ed era molto superstizioso: ossessionato dal numero 9, che riteneva “magico”, era spesso schiavo di comportamenti compulsivi, come ripetere un’azione 9 volte per sentirsi protetto dalla cattiva sorte.
⚫ La maggior superstizione di Gabriel García Márquez riguardava l’uso del colore giallo, che per lui portava bene. Nei suoi spazi di lavoro, si circondava di oggetti gialli per attirare la fortuna.
⚫ Un ipersensibile come Truman Capote non era da meno: non iniziava un nuovo romanzo di venerdì, e stava attento a non avere mai più di tre mozziconi di sigaretta nel portacenere perché pensava portasse sfortuna.
⚫ L’avanguardista per eccellenza, James Joyce, era però un gran tradizionalista in tema di paure: convinto che i gatti neri fossero un cattivo presagio, si rifiutava di attraversare la strada se ne vedeva uno.
⚫ Quella macchina da scrivere umana che era Charles Dickens si rivelava metodico anche nella superstizione: dormiva sempre rivolto a Nord, convinto di chissà quale influsso benefico sulla sua scrittura e la sua salute mentale.
⚫ Il re dell’horror Stephen King poteva essere immune da terrori e ossessioni? Ha più volte ammesso di evitare come la peste il numero 13. Tanto che, se sta leggendo e capita a pagina 13, salta immediatamente alla 14.
Ancora più spesso, le superstizioni e le paure degli scrittori famosi sono direttamente collegate al loro processo creativo, all’ansia da prestazione o al panico da pagina bianca…