Ti sei mai chiesto quanti Martini ha bevuto James Bond? Quante pipe ha fumato il commissario Maigret? E il mitico Jeeves, quante volte avrà preparato tonici per i doposbornia del suo scapestrato datore di lavoro, Bertie Wooster? Pensiamo anche al commissario Montalbano: sarebbe lo stesso senza la sua nuotata quotidiana? E che dire del violino di Sherlock Holmes o delle orchidee di Nero Wolfe?
Gesti ricorrenti, abitudini e piccole grandi ossessioni rappresentano un potente strumento narrativo. La ripetizione rende i personaggi credibili, calandoli nella quotidianità e avvicinandoli a noi. La routine non è solo un riflesso della vita, ma diventa il ponte che ci lega ai protagonisti della storia. Ci identifichiamo in quelle abitudini perché anche noi, nella nostra vita, ripetiamo gesti e schemi quotidiani.
La forza della routine nella narrazione
La ripetizione e la routine sono ciò che conferisce concretezza ai personaggi, facendoli emergere dalla pagina scritta e portandoli in un mondo tangibile. Ogni volta che Montalbano nuota o Bond beve un Martini, noi siamo lì con loro. Sentiamo il familiare conforto della ripetizione, un elemento che ci lega al personaggio, come una coperta di Linus che ci avvolge.
Anche il filosofo danese Søren Kierkegaard aveva intuito la potenza di gesti reiterati, tic e passioni. “La vita intera è una ripetizione”, scrisse. Questa idea è applicabile anche ai personaggi letterari: ogni gesto ripetuto crea una connessione più profonda tra loro e i lettori. Come un vestito indistruttibile, la ripetizione veste perfettamente i protagonisti e ci fa sentire a nostro agio con loro.
Routine e identità: i personaggi che ci rappresentano
Ma perché ci piace così tanto la ripetizione? Forse perché è rassicurante. Abbiamo bisogno di quei piccoli momenti di stabilità: la pausa pranzo nello stesso bar, il piacere di poter dire al barista “il solito”, la vecchia felpa con la scritta HARVARD che nei film americani il protagonista indossa quando è a casa, circondato da cartoni di pizza, disperato perché la fidanzata l’ha lasciato.
È la nostra routine a darci un senso di appartenenza.
I personaggi seriali racchiudono la verità della vita più di quanto si possa immaginare. Ripetendo gesti e abitudini, ci mostrano una realtà che conosciamo bene. You Only Live Twice, cantava Nancy Sinatra. E James Bond, con un altro Martini in mano, sembrava darle ragione. Anche Kierkegaard, con la sua teoria della ripetizione, ci insegna che solo ripetendo possiamo davvero vivere, godere e capire.