Mina Pino
Sono nata nel 1938 in una piccola località di fronte al mare, nella provincia di Imperia, da una famiglia di contadini. La prima lettura a cinque anni: meravigliosi racconti di animali le cui gesta inaudite nascondevano sempre una morale, che mi spiegava la mamma. Imparai anche a conoscere e a temere l’imponente uomo a cavallo con il braccio alzato in una sorta di saluto, e lo sguardo torvo che mi fissava dalla prima pagina del sillabario. E poi, finalmente, quella mattina di aprile e l’incontenibile allegria delle campane: era finita la guerra! L’adolescenza fu conquista, curiosità, sogno: Dostoevskij e Kafka, Shakespeare e Gide, Pascal e l’amatissimo Verlaine… A venti anni il primo lavoro: la fortuna di essere assunta da un professore universitario alle sue dirette dipendenze. Per me, una grande lezione di cultura e di vita.
Eccola, la mia vita: una sequela di giorni punteggiati, durante l’infanzia, dalla paura prima che dalla gioia; in seguito toccati spesso dalla malattia e dal dolore. E accompagnati sempre da un vago disagio. Ci fu anche l’amore, sì, per un momento. Ma quella era davvero la vita che volevo? Gli eventi sembravano accadermi per caso, senza essere desiderati o sollecitati, e contenevano sempre un che di estraneo alla mia anima. Per insensibilità, per paura? O perché intuivo che sono ben altre, nella vita, le cose che contano? Cose rare, nascoste, da cercare in solitudine, incessantemente. E da conservare, una volta in possesso, come gioielli preziosi. Oggi, guardandomi indietro, posso pensare senza rammarico di avere scelto di vivere come ho vissuto, lavorando, studiando e guardando il cielo, perché dolce è la luce…